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Fiducia: ad aprile peggiora per consumatori e imprese

Nel mese di aprile l’indice del clima di fiducia dei consumatori passa da 96,5 a 95,2 e l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 97,0 a 95,8.
Lo rileva l’Istat: ad aprile peggiora sia il clima di opinione dei consumatori sia quello delle imprese.

“Dopo il rialzo registrato a marzo 2024 – spiega l’Istat – il clima di fiducia delle imprese diminuisce tornando al livello dello scorso febbraio. Il calo dell’indicatore complessivo rappresenta un diffuso peggioramento della fiducia in tutti i comparti economici indagati”.

“Il valore più basso da novembre 2023”

Ad aprile, sottolinea l’istituto, “l’indice di fiducia dei consumatori si riduce per il secondo mese consecutivo e registra il valore più basso da novembre 2023. Il ridimensionamento dell’indice è dovuto principalmente al peggioramento delle aspettative sulla situazione economica generale, comprese le attese sulla disoccupazione, su quella familiare, nonché a un deciso deterioramento delle opinioni sulla possibilità di risparmiare in futuro”.

La dinamica negativa dell’indicatore di fiducia dei consumatori, secondo l’Istat, esprime il deterioramento del clima economico (da 101,9 a 99,4), di quello personale (da 94,6 a 93,7), e soprattutto, di quello futuro: l’indice cala da 97,2 a 93,9.
Il clima corrente, invece, registra un lieve incremento. L’indice sale da 96,0 a 96,2.

Cali più consistenti per costruzioni, commercio al dettaglio, nei servizi di mercato

Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia si riduce in tutti e quattro i comparti economici indagati, seppur con intensità diverse.
Nelle costruzioni, nel commercio al dettaglio e nei servizi di mercato si registrano i cali più consistenti, rispettivamente da 105,7 a 103,4, da 104,5 a 103,0 e da 100,7 a 99,5, mentre nella manifattura la diminuzione è più contenuta (l’indice scende da 88,4 a 87,6).

Quanto alle componenti degli indici di fiducia dei comparti economici, nella manifattura peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sul livello di produzione, e le scorte sono giudicate in decumulo. Nelle costruzioni tutte le componenti si deteriorano.

Nel 2024 evoluzione positiva degli investimenti 

Passando al comparto dei servizi di mercato, un peggioramento dei giudizi sugli ordini si unisce a un’evoluzione positiva delle opinioni sull’andamento degli affari. Le attese sugli ordini rimangono stabili rispetto allo scorso mese.

Con riferimento al commercio al dettaglio, riferisce Agi, le vendite sono giudicate in miglioramento, mentre le relative attese diminuiscono, e si stima un accumulo delle scorte di magazzino.
In base alle valutazioni fornite dagli imprenditori del comparto manifatturiero e dei servizi di mercato riguardo la variazione della spesa per investimenti nel 2024 rispetto al 2023, emerge un’evoluzione positiva.

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Salute: le opinioni degli italiani nel 2024

Il sondaggio a cura del team di Public Affairs di Ipsos sulla Giornata Mondiale della Salute 2024, celebrata ogni anno il 7 aprile, evidenzia una percezione piuttosto negativa da parte della popolazione italiana sul nostro sistema sanitario.
Negli ultimi anni, il sistema sanitario nazionale, così come avvenuto in tutto il mondo, ha dovuto affrontare una pressione intensa a causa della pandemia, evidenziando ritardi e carenze accumulati nel corso del tempo.

Ma la tutela della salute richiede necessariamente un sistema sanitario efficace, e un personale medico qualificato. E considerando l’invecchiamento della popolazione e le crescenti difficoltà nel reperire risorse pubbliche per sostenere la sanità, in futuro si prevede un onere ancora maggiore per il sistema.

Metà popolazione valuta negativamente le prestazioni del SSN

Ma forse, si dovrebbe parlare della crescente difficoltà nel decidere di allocare risorse a questa voce di bilancio. Gli italiani ne sono consapevoli, e lo esprimono chiaramente. Il 50% della popolazione valuta negativamente le prestazioni offerte dal Sistema Sanitario Nazionale, mentre il 44% le valuta positivamente. La percentuale di valutazioni negative sale al 54% tra gli over 60, mentre solo per la Generazione Z il bilancio è positivo.

In questo contesto, per lo più critico, emerge il ruolo fondamentale dei medici di base, punto di riferimento imprescindibile per gli italiani, tanto che il 70% si dichiara soddisfatto. 
Un dato piuttosto omogeneo su tutto il territorio nazionale, tra le diverse fasce di età e livelli di reddito. 

Il divario Nord-Sud

Il divario Nord-Sud è invece evidente nel giudizio sul SSN. Si potrebbe affermare che la valutazione nazionale risulta negativa a causa dell’insoddisfazione preponderante nel Centro-Sud.
Nel Centro-Nord, infatti, i giudizi positivi (52%) superano quelli negativi (46%). Al contrario, al Sud prevale l’insoddisfazione, con il 57% di giudizi negativi rispetto a il 36% positivi.

Il divario si accentua ulteriormente quando i termini della questione vengono posti in maniera comparativa. Se i cittadini del Centro-Nord, in particolare del Nord-Est (51%), sono abbastanza convinti che la qualità delle prestazioni sanitarie nella loro regione sia superiore rispetto ad altre, solo l’11% dei cittadini del Sud afferma lo stesso.

“Rinuncia alle cure”: un fenomeno in crescita

Il fenomeno della “rinuncia alle cure” è un aspetto estremamente critico che rischia di diventare drammatico. Nonostante molti italiani siano ancora in grado di trovare soluzioni private, non tutti possono farlo. 

Il problema principale risiede nell’accesso ai servizi di salute pubblica. Il 74% degli italiani ha dovuto affrontare tempi di attesa non sostenibili per ricevere cure, mentre il 56% ha riscontrato che il servizio necessario non era disponibile nella loro area di residenza o a una distanza ragionevole.
Il dato più preoccupante è che il 16% ha rinunciato alle cure in queste circostanze.

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 I social cambiano, non le dinamiche di interazione. Specialmente quelle negative

Lo ha scoperto un nuovo studio, coordinato da Walter Quattrociocchi del Centro per la Data Science e la complessità per la società presso il Dipartimento di Informatica della Sapienza Università di Roma, e pubblicato sulla rivista Nature: nonostante i social media cambino e si evolvano le interazioni online tra gli utenti rimangono le stesse. E quelle ‘tossiche’ persistono all’interno delle comunità digitali. 

Infatti, l’analisi suggerisce la natura persistente delle interazioni tossiche all’interno delle comunità digitali, ed evidenzia come la componente umana rimanga costante a dispetto delle variazioni delle piattaforme, delle mutevoli norme sociali e del passare dei decenni.
La ricerca rivela quindi una costante nelle dinamiche di interazione online tra gli utenti sia sulle diverse piattaforme sia confrontandole con le piattaforme del passato.

Gli elementi chiave della tossicità: lunghezza e polarizzazione delle conversazioni

La ricerca, focalizzata sulle dinamiche delle conversazioni online e condotta dalla Sapienza, ha identificato modelli comportamentali ricorrenti all’interno dei vari social media, dimostrando una notevole coerenza nelle interazioni tra gli utenti nonostante l’evoluzione delle piattaforme e delle norme sociali.
In particolare, lo studio ha utilizzato un approccio comparativo su varie piattaforme (da Facebook, Reddit, Gab, Youtube fino alla meno recente USNET) e lo ha condotto su più di 500 milioni di commenti, al fine di per esplorare gli aspetti cruciali relativi alla persistenza delle interazioni tossiche nelle comunità digitali.

Elementi chiave identificati dai ricercatori includono la lunghezza delle conversazioni, con discussioni prolungate più inclini alla tossicità, e la polarizzazione, ovvero, quando punti di vista divergenti conducono a un’escalation del disaccordo online.

“Un progresso nella comprensione delle dinamiche sociali online”

Sorprendentemente, le interazioni tossiche non fungono da deterrente sull’engagement degli utenti, i quali continuano a partecipare attivamente alle conversazioni.
Questo indica una complessa interazione tra contenuti dannosi e la partecipazione ai dibattiti online, suggerendo una resilienza degli utenti alla negatività negli ambienti digitali.

“Questa ricerca rappresenta un significativo progresso nella comprensione delle dinamiche sociali online – spiega Walter Quattrociocchi – e di come queste vengano influenzate dagli algoritmi, superando il focus su singole piattaforme. I risultati sottolineano infatti le ampie implicazioni dell’influenza algoritmica sulle interazioni sociali”.

“Il comportamento tossico è profondamente radicato nelle interazioni digitali”

La ricerca sottolinea inoltre l’importanza della data science nell’analizzare e interpretare il comportamento umano online, confermando come il comportamento tossico sia un aspetto profondamente radicato nelle interazioni digitali.

“Lo studio della comunicazione digitale e delle dinamiche che ruotano attorno ai nuovi media è un tema di forte attualità che richiede un’analisi rigorosa, considerate le numerose implicazioni che ne derivano – dichiara la rettrice Antonella Polimeni -. Questa pubblicazione, su una rivista prestigiosa come Nature, conferma e consolida la qualità delle attività di ricerca dell’Ateneo anche in questo campo: un riconoscimento importante per il team coordinato da Walter Quattrociocchi e per tutto l’Ateneo”.

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 L’evoluzione del food: quando il cibo diventa arte (sostenibile) 

Il mondo del food continua a sorprenderci con la sua capacità di innovare e stupire i palati più esigenti. L’incontro tra tradizione e modernità ha dato vita a un panorama gastronomico sempre più variegato.

La crescente consapevolezza verso uno stile di vita sano ha portato all’esplosione dei “superfood”, alimenti ricchi di nutrienti e benefici per la salute. Dalla quinoa al matcha, questi superalimenti non solo arricchiscono il nostro corpo ma aggiungono anche un tocco di esotismo e originalità alle nostre tavole.

Il piatto è un’opera da ammirare  

Chef di tutto il mondo stanno trasformando gli alimenti in vere e proprie opere d’arte. Attraverso tecniche di presentazione sofisticate e abbinamenti di colori sorprendenti, i piatti non sono solo una delizia per il palato, ma anche per gli occhi. L’estetica diventa così parte integrante dell’esperienza gastronomica.

La scienza entra in cucina 

L’avvento della gastronomia molecolare ha portato la cucina a un livello completamente nuovo. Chef come Ferran Adrià hanno reso popolare l’uso di tecniche scientifiche per trasformare gli ingredienti più comuni in creazioni straordinarie. Sfere di frutta, gel di caffè e schiume inaspettate sono solo alcune delle meraviglie create attraverso la manipolazione delle proprietà molecolari degli alimenti.

Street food di lusso: dalla strada alle stelle  

Il concetto di street food ha subito una trasformazione incredibile. Da cibi da strada venduti nelle bancarelle, siamo passati a esperienze gastronomiche stellate Michelin offerte in atmosfere informali. Chef rinomati hanno aperto truck e chioschi, portando la loro alta cucina direttamente nelle strade, dimostrando che la qualità non è limitata dalla location.

Sostenibilità in tavola 

La consapevolezza ambientale ha spinto l’industria alimentare a concentrarsi sulla sostenibilità. L’uso di ingredienti locali, la riduzione degli sprechi alimentari e l’adozione di pratiche agricole sostenibili sono diventati imperativi. Ristoranti e aziende alimentari stanno dimostrando che il cibo del futuro può essere delizioso e rispettoso dell’ambiente.

Il cibo come viaggio multisensoriale

Gli chef stanno sempre più esplorando il concetto di esperienze multisensoriali. L’uso di suoni, luci e profumi durante la degustazione aggiunge un livello completamente nuovo di coinvolgimento. I commensali non solo assaporano il cibo ma sono immersi in un viaggio sensoriale completo. In conclusione, il mondo del food continua a offrire sorprese e novità, da ingredienti innovativi a presentazioni artistiche. La cucina moderna è una fusione di creatività, scienza e consapevolezza.

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Evasione fiscale: nel 2023 recuperati 24,7 miliardi di euro

La lotta all’infedeltà fiscale produce risultati sempre più positivi: nel 2022 il recupero dell’evasione è stato di 20,2 miliardi di euro e nel 2023 di 24,7 miliardi. Quanto agli arresti, il numero minimo di persone ‘ammanettate’ per aver commesso un reato tributario si è verificato nel 2016, nel 2021 si è verificato il picco massimo (411) e nel 2022 il numero è sceso a 290.

Tra le cause che hanno assicurato questi risultati, l’applicazione della compliance, l’introduzione della fatturazione elettronica, l’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi, nonché gli effetti dello split payment in capo a chi lavora con la PA, e del reverse charge per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni.
A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA: in Italia il numero delle persone arrestate per violazioni penali di natura tributaria è in diminuzione, mentre aumenta il gettito recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale.

Ma a fronte di 100 euro incassati 11,2 restano agli evasori

Anche la stima dell’evasione fiscale è in calo. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), nel 2021 l’evasione tributaria e contributiva presente in Italia era pari a 83,6 miliardi di euro.

Sempre nel 2021, l’Ufficio studi della CGIA stima che l’evasione fiscale sia all’11,2%. Significa che a fronte di 100 euro incassati dall’erario, 11,2 euro rimangono indebitamente nelle tasche degli evasori.
Le differenze territoriali sono molto marcate. Se in Calabria l’infedeltà fiscale è del 18,4%, in Campania del 17,2% e in Puglia del 16,8%, nella Provincia Autonoma di Trento, scende all’8,6%, in Lombardia all’8% e nella Provincia Autonoma di Bolzano al 7,7%. 

Non occorre istituire uno Stato di polizia tributaria

Se la lotta all’evasione passa anche attraverso l’azione repressiva, con l’arresto di chi si rende responsabile di questi reati, finora non siamo stati in grado di ‘misurare’ l’efficacia di tale attività punitiva.

Infatti, non esiste alcuna analisi realizzata dall’Amministrazione fiscale o dal ministero della Giustizia in grado di valutare ex post gli effetti prodotti dall’azione repressiva del nostro fisco, sia per quanto concerne le risorse recuperate sia in ordine alla deterrenza esercitata.
Tuttavia, in Italia non occorre istituire uno Stato di polizia tributaria per combattere l’evasione, anche se per contrastare maggiormente l’evasione bisogna essere inflessibili.

Premiare chi produce e genera ricchezza

Tutto ciò senza essere costretti a inasprire la disciplina penale tributaria con l’intento giustizialista di mandare in galera gli evasori e buttare la chiave. Almeno, fino a quando non verrà dimostrato che il ricorso alla pena restrittiva della libertà personale risulti essere uno strumento in grado di dissuadere le persone a non fare il loro dovere fiscale e a recuperare le somme evase.

Nel frattempo, per ridurre l’infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei Paesi europei meno interessati da questo fenomeno è auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e aiutare chi si trova in difficoltà. 

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I giovani temono il cyberbullismo: il 65% vittima di violenza

È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa, realizzato da Terre des Hommes, OneDay e la community di ScuolaZoo: il 65% dei giovani tra 14 e 26 anni dichiara di essere stato vittima di violenza. Tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.
La percentuale di chi ha subito una violenza, fisica o psicologica, sale al 70% se si considerano le ragazze e all’83% tra chi si definisce non binario, mentre scende al 56% tra i maschi.

Anche le tipologie di violenza subite sono diverse tra i generi, a eccezione delle violenze psicologiche e verbali, che colpiscono in egual misura maschi e femmine: 71% in generale e per le femmine, 69% maschi.
Tra le violenze fisiche di cui è stato testimone il 46,5% dei ragazzi, le più frequenti sono aggressioni (68%) e scherzi pesanti (63%).

I non binari subiscono più violenze

Si configura come un fenomeno più maschile, invece, il bullismo (maschi 68%, femmine 60%), mentre il cyberbullismo sembra colpire più le ragazze (21% vs 16%).
Non stupisce invece che tra gli atti di violenza più segnalati dalle ragazze ci sia il catcalling, ovvero commenti di carattere sessuale non graditi ricevuti da estranei in luoghi pubblici, al 61% (maschi 6%, in generale 40%) e le molestie sessuali al 30% (7% maschi, 23% in generale).

Tutte le tipologie segnano percentuali più alte tra chi si definisce non binario: violenze psicologiche o verbali e bullismo (80%), catcalling (66%), molestie sessuali (36%), cyberbullismo (27%).

Le conseguenze? Dalla perdita di autostima all’autolesionismo

Bullismo, cyberbullismo, violenze psicologiche e verbali prendono di mira soprattutto l’aspetto fisico (body shaming, 79%), poi orientamento sessuale (15%), condizione economica (11%), origine etnica/geografica (10,5%), identità di genere (9%), disabilità (5%) e religione (4%).
La prima conseguenza di queste violenze è la perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri (75%).

In un contesto in cui la salute mentale dei ragazzi è sempre più a rischio, appare preoccupante che il 47% soffra di ansia sociale e attacchi di panico come prodotto di queste violenze tra pari, e che il 45% segnali isolamento e allontanamento dai coetanei.
Gli altri effetti negativi riguardano difficoltà di concentrazione e basso rendimento scolastico (28%), depressione (28%), paura e rifiuto della scuola (24%), disturbi alimentari (24%), autolesionismo (20%).

I pericoli del web

Dopo la scuola (66%), è il web il luogo dove è più probabile essere vittime di violenza (39%), riporta Ansa. Per le ragazze Internet scende al terzo posto (36%), superato dalla strada (41%), mentre è al quarto posto (36%) tra chi si definisce non binario, superato dalla strada e dalla famiglia (entrambe 44%).

Il rischio maggiore in cui si può incorrere online è il cyberbullismo (56%), seguito da revenge porn (45%), furto d’identità, perdita della privacy (35%), adescamento da parte di estranei (35%), molestie (30%), alienazione dalla vita reale (25%), stalking (23%), solitudine (9%), emarginazione (6%). Meno dell’1% ritiene che sul web non si corrano rischi.

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PA, famiglie e società: i conti del terzo trimestre 2023

L’Istat ha rilasciato il Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP) e le stime relative alla situazione economica delle famiglie e delle società per il terzo trimestre 2023.
I dati relativi alle Amministrazioni pubbliche sono espressi in forma grezza, mentre quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.

Dal Conto, che è parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali, emerge come nel terzo trimestre del 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil sia stato pari al -5,0%. Nello stesso trimestre del 2022 era pari al -9,4%.

Aumenta il reddito disponibile delle famiglie e crescono i consumi

Il saldo primario delle Amministrazioni pubbliche, l’indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,2%. Nel terzo trimestre del 2022 era pari a -5,6%.
Il saldo corrente delle Amministrazioni pubbliche è stato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,1% (-1,2% nel terzo trimestre del 2022).

La pressione fiscale è stata pari al 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è invece aumentato dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%.

Sale il potere d’acquisto, ma per le imprese calano i profitti 

La propensione al risparmio delle famiglie italiane è stimata al 6,9%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2023. Inoltre, il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici è cresciuto dell’1,3%, rispetto al trimestre precedente. Questo, a fronte di un aumento dei prezzi pari al +0,5%.

Quanto alle imprese, la quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 42,5%, è diminuita di 0,7 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. E il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al secondo trimestre dell’anno appena trascorso.

Diminuisce il debito pubblico, scende la pressione fiscale

Nel terzo trimestre del 2023 il quadro della finanza pubblica ha mostrato un miglioramento per l’indebitamento, e rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente, una pressione fiscale in diminuzione.
Nello stesso periodo, dopo la brusca caduta del quarto trimestre 2022, il potere d’acquisto delle famiglie ha proseguito la ripresa. Tale ripresa, iniziata nel primo trimestre del 2023, era stata interrotta dalla lieve flessione del trimestre successivo.

La stessa dinamica si è osservata per la propensione al risparmio, che tuttavia è rimasta molto al di sotto dei livelli pre-Covid.
Le società non finanziarie hanno poi registrato la terza flessione consecutiva della quota di profitto, ma di minore intensità rispetto alle precedenti. Analogamente, è proseguita la diminuzione del tasso di investimento, iniziata nel quarto trimestre del 2022.

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L’Intelligenza Artificiale festeggia un anno di innovazioni. Quali prospettive a breve termine sugli ambiti settoriali?

L’interazione continua tra menti brillanti, ingegneri e esperti settoriali promette di portare l’Intelligenza artificiale verso nuove, e più alte, vette.
Appena un anno fa il panorama dell’Intelligenza artificiale iniziava a manifestare i primi segni di una trasformazione epocale. E ora si attendono con trepidazione le prossime frontiere che l’Intelligenza artificiale attraverserà nel prossimo anno, e anche oltre.

Dopo un anno di sorprendenti avanzamenti, l’Intelligenza artificiale sta plasmando un futuro intriso di innovazione. Le sue applicazioni nei diversi settori produttivi, nell’industria dell’intrattenimento, nonché le sue implicazioni nel mondo del lavoro, sono solo la punta dell’iceberg di un cambiamento profondo che sta modificando rapidamente il nostro presente.

Diagnosi, cura, ricerca e robot: l’AI nella Sanità e nell’industria manifatturiera

Nel settore sanitario, l’Intelligenza artificiale si è rivelata una forza trainante, accelerando processi cruciali come la diagnosi e il trattamento delle malattie.

Gli algoritmi sofisticati di apprendimento automatico analizzano i dati clinici dei pazienti con una precisione senza precedenti, rivoluzionando anche la ricerca di nuovi farmaci e terapie.
Nell’industria manifatturiera, invece, l’Intelligenza artificiale sta ridefinendo la produzione attraverso l’introduzione di robot intelligenti.
I robot collaborano sinergicamente con la forza lavoro umana, accelerando i cicli di produzione e ottimizzando le operazioni. Algoritmi avanzati si occupano della riduzione degli sprechi e dell’ottimizzazione dei processi produttivi.

Algoritmi, analisi dei flussi e apprendimento personalizzato: l’AI nella Finanza e nell’Istruzione

Il settore finanziario abbraccia l’Intelligenza artificiale per prevedere le dinamiche di mercato, analizzare il rischio e contrastare le frodi. Gli algoritmi avanzati analizzano costantemente i flussi di dati finanziari, consentendo agli operatori decisioni tempestive e illuminate in un contesto economico sempre mutevole.

Nel settore dell’educazione, l’apprendimento personalizzato sta rivoluzionando le aule. Nel mondo dell’istruzione e della formazione, infatti, l’Intelligenza artificiale sta contribuendo soprattutto a personalizzare l’esperienza di apprendimento. Sistemi di apprendimento automatico valutano il progresso degli studenti, adattando il materiale didattico alle loro esigenze specifiche. Questo approccio su misura favorisce un apprendimento più coinvolgente e mirato

Guida autonoma e infrastrutture ottimizzate: l’AI nei Trasporti

L’Intelligenza artificiale sta facendo progressi significativi anche nel settore dei trasporti. I veicoli a guida autonoma stanno diventando sempre più comuni e utilizzati. Grazie a sensori sofisticati e algoritmi avanzati, tra gli latri vantaggi, la guida autonoma promette di rendere il traffico urbano più sicuro ed efficiente.

Contestualmente, l’Intelligenza artificiale viene impiegata per ottimizzare le infrastrutture allo scopo di ridurre i tempi di percorrenza e migliorare la gestione del traffico urbano.

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Equilibrio tra vita personale e professionale: ecco cosa vogliono gli italiani

Un equilibrio ottimale tra vita lavorativa e privata: è questa la prospettiva ambita da un numero crescente di persone. Un recente studio condotto da ASSIRM, l’associazione delle principali aziende di ricerca di mercato per Confindustria Intellect, ha rivelato che oltre il 55% dei lavoratori italiani sarebbe disposto a percepire uno stipendio inferiore in cambio di un giorno libero aggiuntivo ogni settimana.
Questa tendenza è particolarmente evidente tra i giovani lavoratori, con il 62% dei soggetti tra i 25 e i 34 anni favorevoli a questa possibilità. La proposta di adottare una “settimana corta,” già pratica comune in molti Paesi e attualmente oggetto di una proposta di legge anche in Italia, sembra essere in cima alla lista dei desideri dei lavoratori. Insomma, il tempo è un valore che non ha prezzo.

Un trend in rapida evoluzione 

Il rapporto, intitolato “La nuova relazione con il mondo del lavoro,” indica un trend in rapida evoluzione, accelerato significativamente durante e dopo la pandemia.
Il 63% delle persone afferma di avere nuove aspettative nei confronti del lavoro, percentuale che aumenta al 70% nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni e addirittura al 77% tra i neo-lavoratori (18-24 anni).

I giovani prediligono le professioni in ambito marketing e comunicazione

Analizzando i settori lavorativi, il report rivela che il settore dell’IT e dei servizi digitali è il più ambito (38%), seguito dal marketing (34%) e dalla comunicazione (30%). Le preferenze variano notevolmente tra le diverse fasce d’età, con i giovani che prediligono il marketing e i lavoratori più maturi orientati verso l’IT e il digitale.
Il profilo lavorativo più desiderato è quello del venditore (29%), seguito dal project manager (27%), dal gestore delle risorse umane (26%), dal programmatore (25%) e dal responsabile marketing (24%).

Far incontrare le esigenze delle aziende e dei lavoratori

Matteo Lucchi, presidente di ASSIRM, sottolinea come nel mondo del lavoro attuale convergano approcci diversi in termini di attitudine e scopo. Questa diversità rappresenta una sfida per la gestione, ma allo stesso tempo arricchisce l’ambiente di lavoro, introducendo varietà e risorse intrinseche.
Tuttavia, emerge una crescente divergenza tra le esigenze delle aziende e le aspettative dei lavoratori, soprattutto in termini di competenze di base, esperienza e disponibilità a lavorare oltre gli orari standard o a gestire livelli di stress crescenti.

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Alimentazione stagionale: gli italiani sanno cos’è ma non tutti la praticano

I consumatori tricolore sono consapevoli dei vantaggi di comprare e consumare cibi di stagione. Molti (68%) sanno bene che un frutto o un ortaggio stagionale vanta maggiori proprietà nutritive rispetto a quelli non di stagione, e sono consci (32%) che tali prodotti abbiano anche un sapore migliore.
Secondo un’indagine di Everli, però, meno della metà dei consumatori italiani segue costantemente un’alimentazione stagionale.

Questo, nonostante il 96% abbia familiarità con questo concetto, e una percentuale simile (92%) sappia che consumare alimenti di stagione abbia effetti benefici sulla salute e il portafoglio.
Ma è meno della metà degli intervistati, il 47%, mette nel carrello prodotti stagionali con costanza durante il corso dell’anno.

Frutta e verdura di stagione sono amici dell’ambiente

Gli abitanti del Bel Paese sono informati sui problemi relativi a inquinamento e cambiamento climatico, e conoscono quanto gli alimenti di stagione siano ‘amici’ dell’ambiente (51%).
Gli italiani, insomma, sono consapevoli che frutta e ortaggi di stagione favoriscono la riduzione di costi produttivi e logistici e supportano l’agricoltura locale.

Da parte dei consumatori dello Stivale, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, fanno capolino anche momenti di reale impegno. Soprattutto durante i mesi estivi.
Forse complici frutti come fragole, ciliegie e pesche, in questo periodo dell’anno gli italiani sono più inclini ad acquisti stagionali (40%). Intenzione che inizia ad affievolirsi, ma rimane, in autunno (16%), mentre in primavera (2,5%) e in inverno (2%) si perde quasi completamente.

Poco propensi a modificare le abitudini

Di fatto, il 53%dei consumatori non fa sempre la spesa seguendo l’andamento delle stagioni. Fondamentalmente, per due motivi: optano per ciò che trovano in offerta in quel momento (53%) cercando il miglior prezzo, o preferiscono frutta e verdura che più amano, a prescindere dalla stagionalità (46%).
Gli italiani non sembrano essere particolarmente propensi a modificare le abitudini. Infatti, quasi la metà (47%) non sa se in futuro inserirà o aumenterà il consumo di alimenti di stagione.

Un’app per riconoscere gli alimenti  

Ancora una volta, è il fattore economico a fare la differenza. Il 76% potrebbe incrementare l’acquisto di frutta e verdura stagionale qualora i supermercati proponessero sconti o incentivi. Lo pensano soprattutto le donne nella fascia d’età tra 27 e 41 anni.

Non solo, l’84% quando si trova tra le corsie e deve scegliere cosa mettere nel carrello ammette di essere in difficoltà. Per loro sarebbe ideale ricevere indicazioni specifiche sui prodotti e negli spazi del punto vendita, con dettagli circa la stagionalità (59%).
Inoltre, il 25% ricorrerebbe volentieri ad app o strumenti online per identificare facilmente gli alimenti di stagione, soprattutto gli uomini tra 27 e 41 anni.

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