Evasione fiscale: nel 2023 recuperati 24,7 miliardi di euro

La lotta all’infedeltà fiscale produce risultati sempre più positivi: nel 2022 il recupero dell’evasione è stato di 20,2 miliardi di euro e nel 2023 di 24,7 miliardi. Quanto agli arresti, il numero minimo di persone ‘ammanettate’ per aver commesso un reato tributario si è verificato nel 2016, nel 2021 si è verificato il picco massimo (411) e nel 2022 il numero è sceso a 290.

Tra le cause che hanno assicurato questi risultati, l’applicazione della compliance, l’introduzione della fatturazione elettronica, l’obbligo dell’invio telematico dei corrispettivi, nonché gli effetti dello split payment in capo a chi lavora con la PA, e del reverse charge per le aziende che operano, in particolare, nel settore delle costruzioni.
A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA: in Italia il numero delle persone arrestate per violazioni penali di natura tributaria è in diminuzione, mentre aumenta il gettito recuperato attraverso la lotta all’evasione fiscale.

Ma a fronte di 100 euro incassati 11,2 restano agli evasori

Anche la stima dell’evasione fiscale è in calo. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), nel 2021 l’evasione tributaria e contributiva presente in Italia era pari a 83,6 miliardi di euro.

Sempre nel 2021, l’Ufficio studi della CGIA stima che l’evasione fiscale sia all’11,2%. Significa che a fronte di 100 euro incassati dall’erario, 11,2 euro rimangono indebitamente nelle tasche degli evasori.
Le differenze territoriali sono molto marcate. Se in Calabria l’infedeltà fiscale è del 18,4%, in Campania del 17,2% e in Puglia del 16,8%, nella Provincia Autonoma di Trento, scende all’8,6%, in Lombardia all’8% e nella Provincia Autonoma di Bolzano al 7,7%. 

Non occorre istituire uno Stato di polizia tributaria

Se la lotta all’evasione passa anche attraverso l’azione repressiva, con l’arresto di chi si rende responsabile di questi reati, finora non siamo stati in grado di ‘misurare’ l’efficacia di tale attività punitiva.

Infatti, non esiste alcuna analisi realizzata dall’Amministrazione fiscale o dal ministero della Giustizia in grado di valutare ex post gli effetti prodotti dall’azione repressiva del nostro fisco, sia per quanto concerne le risorse recuperate sia in ordine alla deterrenza esercitata.
Tuttavia, in Italia non occorre istituire uno Stato di polizia tributaria per combattere l’evasione, anche se per contrastare maggiormente l’evasione bisogna essere inflessibili.

Premiare chi produce e genera ricchezza

Tutto ciò senza essere costretti a inasprire la disciplina penale tributaria con l’intento giustizialista di mandare in galera gli evasori e buttare la chiave. Almeno, fino a quando non verrà dimostrato che il ricorso alla pena restrittiva della libertà personale risulti essere uno strumento in grado di dissuadere le persone a non fare il loro dovere fiscale e a recuperare le somme evase.

Nel frattempo, per ridurre l’infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei Paesi europei meno interessati da questo fenomeno è auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza. Garantendo un gettito sufficiente a far funzionare la macchina dello Stato e aiutare chi si trova in difficoltà.