Il futuro del lavoro: meno in presenza e sempre più ibrido

Appare sempre più chiaro che non si tornerà indietro. Alcuni dei cambiamenti imposti dalla pandemia alle nostre abitudini quotidiane, infatti, sembrano destinati a restare: e tra questi, almeno parzialmente, c’è il modo di lavorare. Ovviamente si intende tra lavoro “classico”, in azienda o in ufficio, e da remoto, una modalità che ha preso piede proprio nei momenti più duri della pandemia. In base agli ultimi dati, si prevede che in Italia solo il 42% dei dipendenti tornerà stabilmente alla proprio sede di lavoro entro due anni, circa la metà del periodo ante Covid. In ogni caso, si tratta di una percentuale maggiore rispetto a quella attuale, che vede solo il 232% di tutti i lavoratori rientrati in modo fisso alla propria scrivania. A rivelarlo sono i risultati della ricerca Benefit Trends Survey 2021-2022 condotta da Willis Towers Watson su un campione di aziende attive nel nostro Paese e rappresentanti circa 155.000 lavoratori.

L’exploit dei modelli ibridi 

La ricerca evidenzia poi che saranno i modelli ibridi – ovvero un po’ in presenza e un po’ a distanza – le modalità di lavoro più diffuse nei prodigi due anni. Saranno quindi ancora in maggioranza rispetto al lavoro totalmente da remoto, sebbene quest’ultimo abbia registrato una percentuale di crescita maggiore lo scorso anno. Nel 2019 la stragrande maggioranza dei dipendenti (82%) lavorava in ufficio. Solo il 12% dei dipendenti si divideva tra casa e ufficio, e il 6% dei dipendenti operava da remoto: oggi invece queste due ultime categorie rappresentano rispettivamente il 31% e il 38%, con un evidente crescita di entrambe.

L’evoluzione dell’immediato futuro

Si assiste però a un riassestamento della percentuale di dipendenti che lavorano solo da remoto (tra due anni scenderanno dal 38% al 23%), mentre stanno aumentando di contro quelli che lavorano in presenza (tra due anni saliranno dal 32% al 42%) e in modalità ibrida (dal 31% al 35%). Sette aziende su dieci (71%), inoltre, progettano oggi di consentire un pieno ritorno in ufficio su base volontaria entro la fine dell’anno, mentre il 47% non sono ancora sicure di quando termineranno i protocolli anti-Covid e solo un 10% prevede di fermarli prima del 2022.
“Il lavoro ibrido è destinato a giocare un ruolo di primo piano in futuro, andando a coprire fino a un terzo della forza lavoro aziendale. Abbiamo sperimentato cambiamenti profondi durante il Covid e le persone hanno bisogno di essere sostenute in questa transizione. Nel passaggio verso la “nuova normalità” le aziende devono concentrarsi sulla employee experience, personalizzando l’offerta di benefit, integrando il wellbeing nei propri programmi e supportando i dipendenti in un contesto di lavoro più agile e flessibile”, spiega Alessandro Brioschi, Health & Benefit Senior Consultant di Willis Towers Watson.