Nel 2022 creati 412mila posti di lavoro a tempo indeterminato 

Notizie positive sul fronte dell’occupazione. Il 2022 si chiude con un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni (382mila unità), sebbene inferiore a quello del 2021 (602mila). Si tratta comunque di un risultato soddisfacente, se confrontato con il dato del 2019 (308mila), prima cioè dell’emergenza sanitaria. Questi dati sono contenuti nella nota congiunta di gennaio sul mercato del lavoro, a cura di Ministero del lavoro, Banca d’Italia e Anpal.

Stabile l’incremento della domanda di lavoro

L’incremento della domanda di lavoro è rimasto sostenuto fino all’inizio dell’estate, trainato soprattutto dal turismo, per poi rallentare a causa soprattutto dell’indebolimento del settore delle costruzioni. Nella manifattura le attivazioni nette sono state superiori a quelle del 2021: in questo settore la creazione dei posti di lavoro è proseguita a tassi sostanzialmente costanti anche negli ultimi due mesi dell’anno, nonostante il rallentamento nei comparti a maggiore intensità energetica.
Nel complesso è da segnalare il saldo positivo dei rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato sottoscritti nel 2022 (+412mila), che ha beneficiato del gran numero di trasformazioni determinate dal consolidamento della ripresa nella prima parte dell’anno, mentre è sostanzialmente stabile il saldo dei rapporti a termine (+23 mila) ed è diminuito il ricorso all’apprendistato (-53mila).

L’occupazione femminile cresce a ritmi minori

In un contesto tutto sommato positivo, ci sono però delle note dissonanti. In particolare quella riferita all’occupazione delle donne. Nel 2022 la crescita dell’occupazione femminile è stata inferiore a quella maschile: i saldi sono stati rispettivamente +152mila e +230mila unità. A dicembre l’incremento dell’occupazione femminile si è sostanzialmente arrestato.

Si conferma il divario fra Nord e Sud
Il diivario territoriale nord-sud non solo si conferma, ma addirittura si acutizza. Nel 2022 la crescita delle attivazioni nette si è concentrata nel centro-nord (+302mila) a un tasso ben più alto rispetto all’anno precedente: nel 2021 questo era infatti pari a circa il 68%, mentre nel 2022 è salito al 79%. Nelle regioni meridionali la fase espansiva si è interrotta una volta esaurita la spinta del comparto edile, che aveva contribuito alla crescita occupazionale del 2022 per circa il 30%. È proseguita anche nel 2022 (il dato è aggiornato a novembre) la diminuzione della disoccupazione, ma il trend ha subito un importante rallentamento: si è passati da -350 mila del 2021 a -120 mila del 2022.