Monitoraggio di un impianto fotovoltaico: perché è importante?

Far installare un impianto fotovoltaico è una decisione saggia ed intelligente verso un futuro più sostenibile ed energetico.

Ma una volta che il sistema è in funzione, c’è un aspetto cruciale che spesso viene trascurato: il suo monitoraggio. Ne hai mai sentito parlare? Sai a cosa serve e perché è così importante?

Per rispondere a questa domanda diciamo che il monitoraggio dell’impianto fotovoltaico non è solo un controllo occasionale del suo funzionamento, ma piuttosto una finestra in tempo reale sulle sue prestazioni energetiche.

Nulla di complicato ad ogni modo.

Vediamo insieme di seguito di comprendere perché il monitoraggio di un impianto fotovoltaico sia fondamentale e perché devi richiedere questo tipo di servizio all’azienda che si occuperà di installare il tuo impianto.

Noi ne abbiamo parlato con Sungroup, azienda opera nel settore del fotovoltaico Torino e che ci ha aiutato a comprendere quali siano i vantaggi dell’usufruire di tale servizio.

Massimizzare l’efficienza energetica

Puoi pensare al monitoraggio dell’impianto fotovoltaico come ad un sistema in grado di misurare l’efficienza di un impianto.

Questo sistema fornisce infatti informazioni dettagliate sul come e quanta energia viene prodotta, permettendo di individuare eventuali inefficienze o anomalie nel funzionamento.

Identificare tempestivamente eventuali problemi permette di intervenire prontamente, massimizzando così l’efficienza energetica complessiva dell’impianto.

Ottimizzazione delle prestazioni

Con il monitoraggio dell’impianto fotovoltaico, è possibile analizzare le prestazioni in diverse fasce orarie durante la giornata.

Questa analisi consente di identificare i periodi in cui l’impianto produce più energia, permettendo di adattare l’uso di elettrodomestici o dispositivi ad alto assorbimento energetico in quei momenti.

Al tempo stesso, è possibile apportare tutti i piccoli correttivi che si rendono necessari per massimizzare la capacità dell’impianto di produrre energia elettrica.

Appare evidente che ottimizzare l’uso dell’energia prodotta massimizza il risparmio e l’autosufficienza energetica, dunque si tratta di una pratica davvero molto importante.

Rilevamento tempestivo dei guasti e salvaguardia dell’investimento

Il monitoraggio costante di un impianto fotovoltaico consente di individuare rapidamente eventuali malfunzionamenti o guasti.

Un’efficace rilevazione tempestiva permette infatti di attivare prontamente interventi di manutenzione, riducendo i tempi di inattività e garantendo il funzionamento ottimale dell’impianto nel lungo periodo.

Il monitoraggio dell’impianto fotovoltaico fornisce dunque dati concreti sul rendimento del tuo investimento.

Con questi dati è possibile valutare l’effettiva resa economica dell’impianto, confrontando la produzione energetica attesa con quella effettiva. Queste informazioni sono preziose per valutare l’efficacia dell’investimento nel tempo e pianificare eventuali miglioramenti o espansioni.

Controllo remoto e facilità di gestione

Grazie alle moderne tecnologie di monitoraggio, è possibile accedere in remoto ai dati dell’impianto fotovoltaico tramite app o piattaforme online.

Questo consente un controllo costante e la gestione dell’impianto anche da remoto, offrendo un maggior livello di tranquillità per il proprietario, il quale sa che il suo investimento è sempre salvaguardato.

Risparmio a lungo termine

Investire nel monitoraggio dell’impianto fotovoltaico può comportare un risparmio significativo nel lungo termine.

Identificare infatti tempestivamente eventuali problemi o inefficienze consente di risparmiare sui costi di manutenzione e garantisce una maggiore durata e performance dell’impianto nel tempo.

Tra l’altro, un impianto perfettamente funzionante ed efficiente al massimo è un ottimo argomento per quel che riguarda il valore di un immobile, dato che si tratta di un argomento certamente in grado di valorizzare ulteriormente l’appartamento o edificio in cui è installato.

Per questo motivo, il monitoraggio costante di un impianto fotovoltaico non è da considerarsi solo un’opzione, ma una necessità.

Esso assicura il corretto funzionamento dell’impianto, massimizzandone l’efficienza energetica e garantendo il massimo ritorno sull’investimento.

Mantenere sotto controllo le prestazioni dell’impianto fotovoltaico non è solo una scelta intelligente, ma una strategia vincente per un futuro più sostenibile e redditizio.

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Cyberecurity: in Italia attacchi hacker +169% rispetto al 2022

Secondo ai dati del rapporto Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, gli utenti italiani nell’anno solare 2022 hanno denunciato 188 attacchi hacker, il 169% in più rispetto al 2021.
Nell’83% degli hackeraggi riusciti le conseguenze per i sistemi informatici tricolori sono state drammatiche.

Il quadro generale, nazionale e internazionale, sempre più preoccupante impone quindi la necessità di puntare su informazione e formazione all’uso del digitale. La popolazione va resa consapevole su quali siano gli attacchi hacker più frequenti, e come agire, se possibile, per evitarli.
Intanto, il governo italiano è al lavoro per potenziare la crescita digitale e la cybersecurity: 623 milioni di euro, attinti ai fondi del PNRR, saranno infatti destinati al rafforzamento della sicurezza informatica. 

I casi più clamorosi del 2023

Stando al Clusit dal 2018 al 2022 i casi di attacchi hacker sono aumentati notevolmente. Una tendenza che sembra confermarsi anche nell’anno in corso. Nel primo semestre 2023 si sono verificati alcuni episodi che hanno avuto una certa risonanza a livello mediatico. Tutte le offensive hanno interessato portali istituzionali.

A marzo i siti ufficiali della Camera, dei ministeri Difesa, Esteri e Trasporti e dell’esecutivo sono stati bersaglio di un attacco del tipo DDoS.
Gli hacker hanno ‘inondato’ di richieste di collegamento fasulle gli indirizzi IP dei server in questione. L’obiettivo era sovraccaricare le pagine fino a mandarle fuori uso. Un attacco analogo, a maggio, ha colpito anche il Ministero del Made in Italy. 

I dati sulle offensive hacker

Ad agosto, invece, il Ministero della Giustizia è stato oggetto di un pericoloso attacco di tipo ransomware.
Attraverso un software malevolo, i pirati informatici hanno bloccato l’accesso al sito richiedendo un riscatto al governo, affinché ottenesse nuovamente l’accesso ai dati.

Anche nel 2022, però, il settore prediletto dai malintenzionati della rete è stato quello governativo, con il 20% degli hackeraggi totali che ha interessato i siti dei ministeri o i sistemi in capo all’esecutivo.
Ma la medaglia d’argento al secondo settore più preso di mira dagli hacker va al manifatturiero, dove si concentra il 19% degli hackeraggi che hanno interessato il nostro Paese.
Seguono le organizzazioni (16%), l’edilizia (11%), e in misura minore, l’ICT e i settori energetico e finanziario.

Come difendersi?

Per non cadere nella rete dei malintenzionati è bene seguire alcune accortezze, a cominciare dall’uso di servizi VPN, che difendono la nostra rete domestica da connessioni indesiderate.
Ovviamente è importante anche scegliere con cura le password, modificandole saltuariamente, per impedire l’accesso ai dati. Ed è sempre bene installare gli antivirus sui sistemi operativi e mantenerli sempre aggiornati.

Inoltre, è bene effettuare frequenti backup dei dati, soprattutto quelli più sensibili, in modo da non essere ricattabili nel caso di furto di informazioni.

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Equilibrio tra vita personale e professionale: ecco cosa vogliono gli italiani

Un equilibrio ottimale tra vita lavorativa e privata: è questa la prospettiva ambita da un numero crescente di persone. Un recente studio condotto da ASSIRM, l’associazione delle principali aziende di ricerca di mercato per Confindustria Intellect, ha rivelato che oltre il 55% dei lavoratori italiani sarebbe disposto a percepire uno stipendio inferiore in cambio di un giorno libero aggiuntivo ogni settimana.
Questa tendenza è particolarmente evidente tra i giovani lavoratori, con il 62% dei soggetti tra i 25 e i 34 anni favorevoli a questa possibilità. La proposta di adottare una “settimana corta,” già pratica comune in molti Paesi e attualmente oggetto di una proposta di legge anche in Italia, sembra essere in cima alla lista dei desideri dei lavoratori. Insomma, il tempo è un valore che non ha prezzo.

Un trend in rapida evoluzione 

Il rapporto, intitolato “La nuova relazione con il mondo del lavoro,” indica un trend in rapida evoluzione, accelerato significativamente durante e dopo la pandemia.
Il 63% delle persone afferma di avere nuove aspettative nei confronti del lavoro, percentuale che aumenta al 70% nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni e addirittura al 77% tra i neo-lavoratori (18-24 anni).

I giovani prediligono le professioni in ambito marketing e comunicazione

Analizzando i settori lavorativi, il report rivela che il settore dell’IT e dei servizi digitali è il più ambito (38%), seguito dal marketing (34%) e dalla comunicazione (30%). Le preferenze variano notevolmente tra le diverse fasce d’età, con i giovani che prediligono il marketing e i lavoratori più maturi orientati verso l’IT e il digitale.
Il profilo lavorativo più desiderato è quello del venditore (29%), seguito dal project manager (27%), dal gestore delle risorse umane (26%), dal programmatore (25%) e dal responsabile marketing (24%).

Far incontrare le esigenze delle aziende e dei lavoratori

Matteo Lucchi, presidente di ASSIRM, sottolinea come nel mondo del lavoro attuale convergano approcci diversi in termini di attitudine e scopo. Questa diversità rappresenta una sfida per la gestione, ma allo stesso tempo arricchisce l’ambiente di lavoro, introducendo varietà e risorse intrinseche.
Tuttavia, emerge una crescente divergenza tra le esigenze delle aziende e le aspettative dei lavoratori, soprattutto in termini di competenze di base, esperienza e disponibilità a lavorare oltre gli orari standard o a gestire livelli di stress crescenti.

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Alimentazione stagionale: gli italiani sanno cos’è ma non tutti la praticano

I consumatori tricolore sono consapevoli dei vantaggi di comprare e consumare cibi di stagione. Molti (68%) sanno bene che un frutto o un ortaggio stagionale vanta maggiori proprietà nutritive rispetto a quelli non di stagione, e sono consci (32%) che tali prodotti abbiano anche un sapore migliore.
Secondo un’indagine di Everli, però, meno della metà dei consumatori italiani segue costantemente un’alimentazione stagionale.

Questo, nonostante il 96% abbia familiarità con questo concetto, e una percentuale simile (92%) sappia che consumare alimenti di stagione abbia effetti benefici sulla salute e il portafoglio.
Ma è meno della metà degli intervistati, il 47%, mette nel carrello prodotti stagionali con costanza durante il corso dell’anno.

Frutta e verdura di stagione sono amici dell’ambiente

Gli abitanti del Bel Paese sono informati sui problemi relativi a inquinamento e cambiamento climatico, e conoscono quanto gli alimenti di stagione siano ‘amici’ dell’ambiente (51%).
Gli italiani, insomma, sono consapevoli che frutta e ortaggi di stagione favoriscono la riduzione di costi produttivi e logistici e supportano l’agricoltura locale.

Da parte dei consumatori dello Stivale, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, fanno capolino anche momenti di reale impegno. Soprattutto durante i mesi estivi.
Forse complici frutti come fragole, ciliegie e pesche, in questo periodo dell’anno gli italiani sono più inclini ad acquisti stagionali (40%). Intenzione che inizia ad affievolirsi, ma rimane, in autunno (16%), mentre in primavera (2,5%) e in inverno (2%) si perde quasi completamente.

Poco propensi a modificare le abitudini

Di fatto, il 53%dei consumatori non fa sempre la spesa seguendo l’andamento delle stagioni. Fondamentalmente, per due motivi: optano per ciò che trovano in offerta in quel momento (53%) cercando il miglior prezzo, o preferiscono frutta e verdura che più amano, a prescindere dalla stagionalità (46%).
Gli italiani non sembrano essere particolarmente propensi a modificare le abitudini. Infatti, quasi la metà (47%) non sa se in futuro inserirà o aumenterà il consumo di alimenti di stagione.

Un’app per riconoscere gli alimenti  

Ancora una volta, è il fattore economico a fare la differenza. Il 76% potrebbe incrementare l’acquisto di frutta e verdura stagionale qualora i supermercati proponessero sconti o incentivi. Lo pensano soprattutto le donne nella fascia d’età tra 27 e 41 anni.

Non solo, l’84% quando si trova tra le corsie e deve scegliere cosa mettere nel carrello ammette di essere in difficoltà. Per loro sarebbe ideale ricevere indicazioni specifiche sui prodotti e negli spazi del punto vendita, con dettagli circa la stagionalità (59%).
Inoltre, il 25% ricorrerebbe volentieri ad app o strumenti online per identificare facilmente gli alimenti di stagione, soprattutto gli uomini tra 27 e 41 anni.

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Bonus colonnine per imprese e professionisti: spese rimborsate fino al 40%

Una misura che può dare un ‘boost’ alla mobilità elettrica, e che va oltre gli obblighi normativi imposti alle aziende, a cui spesso si chiede di dare buon esempio in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance.
Si tratta del Bonus colonnine elettriche per imprese e professionisti, approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
Aziende e professionisti che vorranno installare colonnine di ricarica elettrica potranno infatti accedere a un rimborso pari al 40% delle spese ammissibili, coperte a fondo perduto dal Fisco.
“Vogliamo accompagnare la crescita della mobilità elettrica nel Paese, già fortemente sostenuta dal PNRR”, commenta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin.
Di fatto, gli incentivi statali giocano un ruolo fondamentale nella transizione ecologica, che viene così accolta dalle imprese come un’opportunità, e non solo come un onere.

Spese ammesse: dall’acquisto alla messa in sicurezza dell’impianto

Le spese ammissibili al Bonus colonnine riguardano acquisto e messa in opera delle colonnine, realizzazione degli impianti elettrici, opere edili strettamente necessarie all’installazione, impianti e dispositivi per il monitoraggio.
Saranno anche ammissibili, ma entro il 10% del costo globale, le spese per la connessione alla rete elettrica, la progettazione e la direzione dei lavori, il collaudo e la messa in sicurezza dell’impianto.
In ogni caso, potranno essere agevolate solo le spese oggetto di fattura elettronica.

La modalità di accesso non è la stessa per tutti

Le domande per accedere al Bonus colonnine per imprese e professionisti potranno essere compilate dal 26 ottobre, mentre l’invio delle richieste sarà possibile dal 10 novembre alle 17:00 del 30 novembre.
La modalità di accesso non è però la stessa per tutti i casi.
I professionisti (sempre) e le imprese che vogliano fare lavori entro il valore di 375.000 euro, o li abbiano già fatti dopo il 4 novembre 2021, dovranno compilare la domanda dall’apposita piattaforma sul sito di Invitalia.
Le imprese che faranno, o hanno già sostenuto dopo il 4 novembre 2021, lavori di valore pari o superiore a 375.000 euro dovranno inviare la domanda via Pec.

Un fondo da 87,5 milioni di euro

Invitalia, che gestisce la misura per conto del ministero, ha messo a disposizione il suo numero verde 800 77 53 97 e una scheda contatto online all’interno dell’area riservata sul sito per chiarire eventuali dubbi.
Il beneficio è rivolto a professionisti e imprese di qualunque dimensione, ma gli operatori economici che vorranno accedere a questa misura dovranno organizzarsi per non restare ‘a secco’.
Infatti, le risorse a disposizione sono 87,5 milioni di euro, di cui 8,75 milioni per i professionisti, 70 milioni per gli investimenti delle imprese inferiori a 375.000 euro, 8,75 milioni per gli investimenti delle imprese di valore pari o superiore a 375.000 euro.

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Generazione Z: chi sono i giovani che vogliono comprare casa?

La Generazione Z, composta da chi è nato tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000, sta conquistando sempre più rilevanza nel mercato immobiliare italiano. Secondo una recente Indagine condotta da Gruppo Gabetti in collaborazione con la società di ricerche Toluna, il 38% dei giovani italiani ha l’intenzione di comprare casa nei prossimi cinque anni.
Ma chi sono questi “nuovi” potenziali acquirenti? E quali sono i canali preferiti per trovare la loro futura dimora?

L’identikit dell’acquirente Z

Circa quattro giovani su dieci desiderano possedere una casa, mentre il 27% preferisce l’affitto. L’identikit dell’acquirente potenziale parla di una persona tra i 25 e i 30 anni, con un’occupazione stabile e che condivide la sua vita con qualcuno. Al contrario, coloro che prediligono l’affitto sono in genere più “piccoli” (20-24 anni), studenti e ancora convivono con i genitori o coinquilini.

I canali di ricerca preferiti 

L’analisi rivela che la maggior parte dei giovani ha già iniziato a esplorare il mercato immobiliare. Il 47% cerca offerte online, il 40% parla dei propri  progetti con amici e familiari, mentre il 38% si concentra su possibilità di risparmio e preferenze geografiche.
I canali digitali dominano la ricerca, con il 65% che utilizza siti web, app, blog e gruppi specializzati sui social network. Il 60% si affida ai consigli di amici e parenti, mentre il 46% utilizza i canali tradizionali come agenzie immobiliari, pubblicità e cartelloni.

L’Importanza delle agenzie immobiliari

Le agenzie immobiliari sono un elemento chiave nella ricerca della casa dei sogni. Il 52% di coloro che le hanno contattate considera l’agenzia fondamentale, in confronto al 35% di chi non l’ha fatto. Le agenzie svolgono un ruolo ancor più prevalente tra coloro che cercano di acquistare una casa (38%) rispetto a chi preferisce l’affitto (32%). In particolare, i giovani scelgono di rivolgersi agli agenti immobiliari perché li vedono come facilitatori del processo di acquisto, specializzati nella gestione delle complesse procedure burocratiche e dell’assistenza legale.

Nonostante l’attrattiva del canale digitale, la maggior parte dei giovani (60%) sente la necessità di una consulenza diretta da un esperto. Preferiscono avere a che fare con professionisti seri, fidati, empatici e attenti alle loro esigenze.

Conclusioni

La Generazione Z sta emergendo come un target di tutto rispetto nel mercato immobiliare italiano. Con il forte desiderio di avere una casa di proprietà nel futuro, questi giovani preferiscono canali digitali e agenti immobiliari per effettuare le loro ricerche.
Le agenzie immobiliari svolgono un ruolo cruciale, offrendo assistenza e competenza in un mercato spesso molto complesso. Interagire con dei professionisti è fondamentale per i clienti appartenenti a questa generazione, che cercano una guida affidabile nel processo di acquisto di una proprietà.

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Italiani e scuola: come è percepita oggi la figura dell’insegnante?

In occasione della Giornata Mondiale degli Insegnanti 2023, il team Public Affairs di Ipsos ha condotto un sondaggio per indagare le opinioni degli italiani riguardo al mondo della scuola e agli insegnanti. Questa giornata internazionale, celebrata il 5 ottobre di ogni anno, è stata istituita dall’UNESCO per riconoscere l’importante ruolo degli insegnanti nella formazione delle future generazioni e nell’offrire un’educazione di qualità.

Una professione prestigiosa, ma con stipendi inadeguati

Il sondaggio ha rivelato un elevato grado di considerazione da parte degli italiani per la figura dell’insegnante. Più dei due terzi della popolazione ritiene che questa professione sia più prestigiosa di molte altre, perfino superando il medico, lo sportivo o l’artista nei sogni di molti bambini.
Gli italiani sono consapevoli delle sfide e delle fatiche che i docenti affrontano nella loro professione e ritengono che gli stipendi attuali siano inadeguati, specialmente considerando il cambiamento dei metodi di insegnamento, che stanno adottando approcci innovativi.

Più educazione civica e sostengo psicologico contro i fenomeni di violenza

Un altro tema emerso è la questione della violenza a scuola, un argomento molto dibattuto negli ultimi tempi. La maggioranza degli italiani ritiene che questo problema debba essere affrontato in modo metodico, combinando diversi strumenti. Ciò include l’incremento dell’insegnamento di educazione civica e il potenziamento dei servizi di sostegno psicologico per gli studenti e le loro famiglie.
Alcuni suggeriscono divieti, come l’uso dello smartphone in classe, mentre altri invocano una maggiore severità nelle valutazioni comportamentali degli studenti. Tuttavia, è evidente che molti vedono la necessità di affiancare i docenti e di sostenerli con formazione specializzata in ambito psicologico e relazionale.

Famiglie, necessario il coinvolgimento attivo 

È chiaro per tutti che il coinvolgimento attivo delle famiglie è essenziale per affrontare con successo il problema della violenza a scuola e garantire un ambiente educativo positivo.
In conclusione, il sondaggio di Ipsos evidenzia il profondo rispetto degli italiani per gli insegnanti e la loro consapevolezza delle sfide che essi affrontano, nonché la necessità di affrontare il problema della violenza scolastica con un approccio olistico e collaborativo.

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Le imprese familiari? Investono sulla formazione

Sette imprese familiari su dieci hanno pianificato di investire in formazione tra il 2022 e il 2024, come avevano già fatto nel triennio precedente alla pandemia. Questo investimento è mirato a potenziare le competenze del personale e ad affrontare con successo le sfide dei cambiamenti in corso nel mondo del lavoro. Tra i giovani imprenditori, la propensione a investire in capitale umano è particolarmente elevata, con il 73% di loro interessati a questa iniziativa. Tuttavia, le donne che guidano imprese (66%) e le piccole realtà imprenditoriali (65%) trovano maggiori difficoltà nell’implementare programmi di formazione, nonostante ne abbiano un bisogno urgente per sviluppare le competenze necessarie per affrontare i processi di crescita.

Un gap da colmare

Nonostante l’impegno delle imprese familiari nell’investire nella formazione sia notevole, il tasso di adozione di tali programmi è leggermente inferiore rispetto alle imprese non familiari (69% contro 77%). Questi dati emergono dal rapporto “Strategie e politiche di formazione nelle imprese familiari”, realizzato da ASFOR, il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne e la CUOA Business School, basato su un campione di 4.000 imprese (3.000 nel settore manifatturiero e 1.000 nei servizi) con un numero di dipendenti compreso tra 5 e 499. Il rapporto include anche l’analisi di 10 casi di successo di imprese familiari leader ed è stato presentato durante l’evento “Il capitale umano e le strategie nelle imprese familiari” a Roma, in collaborazione con Unioncamere.

Un processo da supportare e che oggi si autofinanzia

Giuseppe Molinari, presidente del Centro Studi Tagliacarne, ha sottolineato l’importanza dell’investimento nel capitale umano per sostenere la crescita delle imprese familiari, che rappresentano l’89% del tessuto produttivo italiano. Ha anche evidenziato la necessità di supportare questo processo, specialmente in un momento in cui si osserva una diminuzione delle imprese familiari disposte a investire nella crescita e nello sviluppo professionale del personale.
L’autofinanziamento è il principale metodo scelto dall’80% delle imprese familiari per finanziare i programmi formativi, mentre solo il 29% si avvale di fondi regionali e il 23% di fondi interprofessionali. Nel Mezzogiorno e tra gli imprenditori sotto i 35 anni, c’è una maggiore consapevolezza che per progredire è necessario investire in programmi di formazione mirati all’intrapreneurship e alla gestione di nuovi modelli di business, rispetto alle imprese del Centro-Nord.

Le imprese guidate da donne e giovani può propense alla formazione

Le imprese familiari guidate da donne e quelle giovani mostrano una maggiore predisposizione a investire in formazione finalizzata a produrre cambiamenti. Ad esempio, il 30% delle imprese familiari guidate da donne ha investito in corsi manageriali per nuovi modelli di business tra il 2017 e il 2019, e continuerà a farlo tra il 2022 e il 2024, rispetto al 25% delle imprese guidate da uomini. Le piccole imprese familiari, con meno di 50 dipendenti, fanno più fatica a implementare politiche di formazione rispetto alle imprese di dimensioni medio-grandi. Solo il 65% delle piccole imprese ha previsto investimenti in formazione tra il 2022 e il 2024, a differenza dell’86% delle imprese medio-grandi. Questa differenza è più evidente nei programmi di re-skilling e intrapreneurship.

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Gaming online, passione italiana e spazio di socializzazione

Uno studio condotto da Samsung a livello europeo ha evidenziato che il gaming online sta assumendo un ruolo sempre più significativo come luogo di incontro e interazione sociale per i giocatori italiani. Il Gaming Relationship Report 2023, uno studio che ha analizzato l’impatto del gaming sulla vita sociale e lo sviluppo personale, è stato condotto in cinque paesi europei e ha coinvolto oltre 7.500 giocatori.

Gli italiani stringono amicizie in rete

I risultati dello studio indicano che il 49% dei giocatori italiani considera il gaming online come un luogo virtuale in cui incontrare e relazionarsi con altri giocatori, e il 30% degli intervistati afferma di aver stretto amicizie giocando in rete. Questo dimostra che il gaming online sta diventando una piattaforma importante per stabilire relazioni autentiche tra i giocatori italiani. In particolare, i giocatori più giovani, compresi nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, sono i più propensi a socializzare online attraverso il gaming, con il 73% di loro che interagisce con altri giocatori in rete. Inoltre, il 56% dei giocatori italiani di età compresa tra i 18 e i 24 anni e il 42% di quelli tra i 25 e i 34 anni ha creato delle amicizie attraverso i videogiochi che si estendono al di là dello schermo e delle sessioni di gioco.

Il gioco serve anche all’autostima

Il rapporto sottolinea anche che il gaming ha un impatto significativo sulla soddisfazione personale e sull’orgoglio dei giocatori. In Europa, un gamer su cinque è più fiero dei propri successi nel gaming rispetto ai risultati ottenuti nella scuola o nella carriera professionale. Questo sentimento è particolarmente forte tra i giocatori italiani, dove il 29% si sente connesso con gli altri giocatori e il 79% di coloro che instaurano nuove relazioni e interagiscono regolarmente.
Inoltre, lo studio rivela che molti giocatori italiani sono interessati a migliorare le proprie abilità di gioco, con un terzo di loro che sarebbe disposto a ricevere formazione specifica o consigli per migliorare le prestazioni. Questo desiderio è particolarmente evidente tra i giocatori più giovani (il 53% della fascia di età 18-24 anni) e i giocatori esperti (45%).

La Spagna è il primo Paese per questo tipo di intrattenimento

In generale, il gaming si è affermato come un importante fenomeno di intrattenimento in tutta Europa, con un alto numero di giocatori che si dedicano a questa attività. La Spagna è il paese leader con l’89% della popolazione che pratica il gaming, seguita dalla Francia con il 78%. Inoltre, il 56% dei giocatori in Spagna, Regno Unito e Italia gioca almeno una volta alla settimana, dimostrando l’ampia diffusione del gaming in queste nazioni.

L’83% degli italiani gioca regolarmente

In Italia, l’83% della popolazione si intrattiene con nuovi contenuti di gioco e il 71% continua a giocare in modo attivo, il che indica una crescente democratizzazione del gaming nella società italiana. In particolare, il 93% delle persone tra i 18 e i 44 anni ha sperimentato il gaming almeno una volta nella vita, e l’83% di esse continua a praticarlo regolarmente.

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Le donne manager italiane sono poche e stressate: perchè? 

Le manager italiane sono poche rispetto ai colleghi che ricoprono ruoli apicali, e sono più stressate. I grandi motivi di insoddisfazione sono tre, stipendi, carico lavorativo, difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata. Se il numero delle manager è in aumento resta ancora lontano da quello degli uomini: ogni 3 manager 2 sono uomini, una è donna. Inoltre, secondo gli ultimi dati di Manageritalia il rapporto peggiora nei ruoli di maggiore responsabilità: su 5 dirigenti solo una è donna.
Lo studio dal titolo ‘Do satisfaction, gender issues, and financial inclusion impact Italian female managers?’, realizzato dalle economiste Rosella Castellano (Università Unitelma Sapienza di Roma), Jessica Riccioni (Università di Roma Tre) e Azzurra Rinaldi (Università Unitelma Sapienza di Roma), analizza la soddisfazione professionale delle donne manager italiane in relazione a vita lavorativa, personale e welfare per le famiglie.

Work-life balance: la prima causa di insoddisfazione

L’equilibrio tra vita lavorativa e personale, il work-life balance, è un problema per 4 manager su 10, ed è e la prima causa di insoddisfazione nella fascia 40-50 anni. Su questi dati incide il welfare italiano, ritenuto insufficiente soprattutto a fronte dell’enorme pressione fiscale.
Il sistema di welfare incide poi sulle scelte di vita delle manager. “La decisione di avere figli è legata alla presenza di servizi capillari e accessibili – spiega Azzurra Rinaldi al Corriere -. Al Nord, dove ci sono più servizi per bambini e anziani, il livello di soddisfazione è più elevato”.

La mole di lavoro è eccessiva e stressante

Inoltre, “c’è un sistema di valutazione interno alle aziende che spesso penalizza le figure apicali che si allontanano troppo spesso dall’ufficio, come nel caso della maternità”, aggiunge Rinaldi.
Spesso le lavoratrici, soprattutto in posizioni apicali, si trovano a dover scegliere tra essere brave mamme o brave manager, senza considerare il tempo da dedicare a sé stesse. Ma per una manager su 3, uno dei principali motivi di insoddisfazione lavorativa è la mole di lavoro, eccessiva e stressante, soprattutto per le over 50. A differenza di altri Paesi, in Italia “Abbiamo ancora una cultura novecentesca, di presenza fisica – continua Rinaldi -. Soprattutto al centro-sud tendiamo a stare molto a lavoro anche se questo non ci rende più produttivi, anzi”.

Stipendio insufficiente e gender pay gap

Il 17% delle manager dichiara di ricevere uno stipendio insufficiente o comunque più basso di quello dei colleghi, mentre 4 su 10 hanno subito il gap almeno una volta. Il 65% poi riscontra discriminazioni nelle carriere manageriali. Entrambe le tendenze sono più forti nelle piccole imprese, ma il problema non è solo italiano: “Nessun Paese ha superato il gender pay gap”, osserva Rinaldi. Insomma, a tutti i livelli, a parità di mansioni, qualifiche e tempo speso in azienda, le donne vengono pagate meno.
I numeri testimoniano però un miglioramento. A far ben sperare per il futuro, riporta Adnkronos, è soprattutto la maggiore sensibilità delle aziende giovani per il gender gap e in generale per le tematiche Esg.

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